Lettera di Michele Caiazzo
L’ottimo Fulvio Scarlata su IL MATTINO riferisce di trattative in corso sul numero di seggi da stabilire per le primarie del centrosinistra del 6 marzo prossimo a cui è affidato il compito di scegliere il candidato a Sindaco di Napoli.
Non si sa cosa sarà, alla fine, deciso. Però, se quanto riportato dall’ottimo Scarlata corrisponde a reali intenzioni, i dubbi prorompono in chi osserva e ragiona.
C’è, infatti, qualcosa che non quadra e c’è più di qualche conto che non torna. Viene subito in mente Milano, dove le #primarie sono andate bene, sia come partecipazione (nonostante la giornata piovosa), sia per la regolarità e la correttezza con cui si sono svolte. Molto tempo prima dello svolgimento delle primarie, che si sono tenute il 6 e 7 febbraio u.s., oltre una massiccia campagna di pubblicizzazione multicanale, è stata diffusa e affissa la mappa dei seggi (vedere foto).
Il comitato milanese (PD e alleati) ha, saggiamente e di comune accordo, deciso di allestire 150 seggi, con lo scopo evidente di agevolare la partecipazione degli elettori ad un momento decisionale fondamentale per la città. Al principio politico, coerentemente democratico, i milanesi hanno fatto seguire un ragionamento logico che ha portato al numero dei seggi. Milano conta circa 1.251.000 abitanti e circa 975.160 iscritti nelle liste elettorali. Quindi è stato previsto un seggio ogni 6500 elettori circa. A maggior ragione a Napoli, dove c’è un astensionismo elettorale altissimo, andrebbe applicato il principio di agevolare una larga partecipazione e di consentirlo mediante la predisposizione di un numero adeguato di seggi. Napoli conta circa 980.000 abitanti e circa 788.000 iscritti nelle liste elettorali.
Se, saggiamente, si applicasse a Napoli lo stesso criterio di Milano (un seggio ogni 6500 elettori) dovrebbero essere previsti per le primarie napoletane, non i 50/60 di cui si parla, ma 121 seggi. Non dico che bisogna per forza fare uguale o copiare ciò che hanno fatto a Milano. Ci mancherebbe. A Napoli si può fare anche meglio. A patto di non credere che le primarie siano un appuntamento clandestino e aprendosi con fiducia al coinvolgimento di quanti più elettori possibile. Una grande partecipazione alle primarie, in questi tempi difficili per la politica, farebbe bene a tutti e non sarebbe una cosa disdicevole. Diciamo.